PNRR e infrastrutture: le opere del recovery fund

 

Recovery plan e infrastrutturePer realizzare le infrastrutture, oltre ai 31,46 miliardi per ferrovie, strade e porti, nel PNRR il governo ha inserito anche una serie di riforme (inclusa le revisione del contratto con RFI) per accelerare la conclusione delle opere.

Il testo del Recovery Plan di Draghi: mission, progetti e riforme

Dopo oltre due mesi di lavoro, nel weekend il premier Mario Draghi ha presentato il documento ufficiale del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR).

Per quanto riguarda la mission 3 - quella dedicata alle infrastrutture e all'intermodalità - non si segnalano novità particolarmente rilevanti rispetto al Piano del governo Conte. Risorse e componenti, infatti, sostanzialmente gli stessi. Un dato che in realtà non sorprende visto che il bacino di interventi infrastrutturali sufficientemente maturi da essere realizzati entro il 2026 non è certo infinito.

Una differenza sicuramente rilevante rispetto al Piano Conte è, invece, l’inserimento della maggior parte degli interventi stradali nel Fondo complementare, il bacino voluto da Draghi per spesare quei progetti rimasti fuori dal PNRR ufficiale.

Le altre novità interessanti emergono poi sul fronte “riforme”, con l’accelerazione ad esempio degli iter di approvazione sia del contratto con RFI (cosa in realtà già annunciata dall’ex ministra, Paola Pisano), sia dei progetti ferroviari stessi (con la localizzazione dell'opera al momento del "Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica" e l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio).

Come nel resto del documento, anche la missione 3 è divisa in componenti. In questo caso la mission ne prevede due:

  • L’Alta velocità di rete e la manutenzione stradale 4.0 (M3C1) che, con i suoi 27,97 miliardi di euro (24,77 miliardi del PNRR e 3,2 miliardi del Fondo complementare) è la più ricca;
  • L’intermodalità e la logistica integrata (M3C2) che, invece, può contare su 3,49 miliardi di euro (di cui 2,86 miliardi allocati nel Fondo complementare e i restanti 0,63 miliardi sul PNRR).

Le riforme nel Piano nazionale di ripresa e resilienza

26,52 miliardi per intervenire sulle infrastrutture ferroviarie 

Partiamo dalla rete ferroviaria e dai soldi stanziati nel PNRR. I 24,77 miliardi di euro del Next Generation EU destinati alle ferrovie saranno usati per finanziate 7 investimenti:

  • Alta velocità al Sud: Con 4,64 miliardi di euro, il primo investimento riguarda lo sviluppo dell’alta velocità/capacità e dalla velocizzazione della rete ferroviaria per passeggeri e merci al Sud, intervenendo su tre tratte: la Napoli-Bari, la Palermo-Catania-Messina e la Salerno-Reggio Calabria.
  • L’alta velocità al Nord: Per le Linee ad alta velocità nel Nord che collegano all'Europa, invece, il PNRR stanzia 8,57 miliardi di euro. I soldi saranno necessari per completare i corridoi ferroviari TEN-T, intervenendo anche in questo caso su tre tratte principali: la Brescia-Verona-Vicenza, la Liguria-Alpi e la Verona-Brennero.
  • Le connessioni diagonali nel Centro-Sud: Per quanto riguarda invece il Centro-Sud del Paese, è essenziale migliorare la connettività trasversale attraverso linee diagonali ad alta velocità. A tal fine il PNRR stanzia 1,58 miliardi di euro per ridurre i tempi di percorrenza (passeggeri e merci) dall'Adriatico al Tirreno, attraverso il miglioramento della la Roma-Pescara, della Orte-Falconara e della Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia.
  • Sviluppo del sistema europeo di gestione del trasporto ferroviario (ERTMS): Ben 2,97 miliardi saranno usati, invece, per lo sviluppo del sistema ERTMS. “L’investimento - si legge infatti nel Piano - si pone l’obiettivo di aggiornare i sistemi di sicurezza e segnalazione esistenti, garantendo così, con anticipo rispetto alle scadenze fissate dall’UE, la piena interoperabilità con le reti ferroviarie europee e l’ottimizzazione della capacità e delle prestazioni della rete”.
  • Il potenziamento dei nodi, delle direttrici ferroviarie e delle reti regionali: Ma gli interventi riguarderanno anche linee ferroviarie non di alta velocità. Per garantire infatti servizi capillari con alte frequenze, sostenendo così la domanda di mobilità espressa dalle grandi città metropolitane e dalle aree urbane di medie dimensioni, il PNRR stanzia ben 2,97 miliardi di euro. Gli interventi riguarderanno diverse zone del Paese, soprattutto le aree di confine (ad esempio, il rafforzamento dei collegamenti con i valichi svizzeri sulla Liguria-Alpi), le dorsali centrali e l’accesso ai porti, in particolare nelle regioni del Sud.
  • La riduzione del gap infrastrutturale Nord-Sud: Il 6° investimento previsto dal PNRR sul fronte ferroviario riguarda, invece, il potenziamento delle linee regionali. Con uno stanziamento di 940 milioni di euro, infatti, si interverrà sia sull'infrastruttura sia per acquistare nuovi treni.
  • Potenziamento, elettrificazione e aumento della resilienza delle ferrovie nel Sud: Oltre all’AV e al rafforzamento delle ferrovie regionali, per il Sud il PNRR stanzia altri 2,40 miliardi di euro per potenziare la rete ferroviaria in diversi punti critici (ad esempio in Molise, Basilicata ecc.), realizzare gli interventi di ultimo miglio ferroviario per la connessione di porti (Taranto e Augusta) e aeroporti (Salerno, Olbia, Alghero, Trapani e Brindisi), per aumentare la competitività e la connettività del sistema logistico intermodale e per migliorare l’accessibilità ferroviaria di diverse aree urbane del Mezzogiorno.
  • Miglioramento delle stazioni ferroviarie nel Sud: Infine 700 milioni di euro saranno usati per riqualificare le stazioni del Sud, migliorare la funzionalità dei loro edifici, la qualità dei servizi forniti agli utenti, i livelli di efficienza energetica e lo sviluppo dell'intermodalità ferro-gomma.

Ai 24,77 miliardi del PNRR si aggiungono poi 1,75 miliardi del Fondo complementare che serviranno per:

  • Il rafforzamento delle linee regionali gestite da Regioni e Municipalità (1,55 miliardi)
  • Il rinnovo del materiale rotabile (200 milioni di euro).

Come funziona la governance del PNRR?

I fondi del Recovery per le strade

Oltre alle ferrovie, il PNRR si occupa anche della manutenzione 4.0 delle strade, agendo però sul fronte “riforme”. Per assicurare infatti la sicurezza delle strade - con una forte componente di ammodernamento tecnologico attraverso un sistema di monitoraggio digitale avanzato - il governo fa scendere in campo ANAS, trasferendo alla società la titolarità di ponti, viadotti e cavalcavia relative alle strade di secondo livello.

A questa si aggiunge, poi, l’attuazione del processo di valutazione del rischio di ponti e viadotti esistenti secondo Linee guida che assicurano l’omogeneità della classificazione e della gestione del rischio.

Le risorse le strade sono finite, invece, nel Fondo complementare. In tutto parliamo di 1,45 miliardi di euro con cui sarà implementato il sistema di monitoraggio dinamico per il controllo da remoto di ponti, viadotti e tunnel.

Il Recovery e le risorse per l'intermodalità e logistica

Oltre alla cura di ferrovie e strade, il Recovery plan italiano prevede anche interventi a supporto dell’ammodernamento e della digitalizzazione del sistema della logistica (inclusi i porti), stanziando 3,49 miliardi di euro, la maggior parte dei quali stanziati nel Fondo complementare.

Le risorse presenti a tal fine nel PNRR cubano in tutto 630 milioni di euro destinati a:

  • La digitalizzazione della catena logistica per creare un sistema digitale interoperabile tra attori pubblici e privati per il trasporto merci e la logistica, in grado di semplificare procedure, processi e controlli;
  • L’innovazione digitale dei sistemi aeroportuali, per un miglioramento del sequenziamento degli aerei, sia nello spazio aereo in rotta che nell'avvicinamento agli aeroporti, con conseguente ottimizzazione e riduzione del consumo di carburante;
  • Gli interventi per la sostenibilità ambientale dei porti (green ports).

Il resto degli investimenti sarà finanziato, invece, dai 2,86 miliardi del Fondo complementare per realizzare i seguenti progetti:

  • Lo sviluppo dell'accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici;
  • L’aumento selettivo della capacità portuale;
  • Ultimo/penultimo miglio ferroviario/stradale;
  • L’efficientamento energetico;
  • L’elettrificazione delle banchine (cold ironing).

Consulta il documento del PNRR

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