Piano Juncker - BEI, fondi per 34mila PMI italiane

Nel quadro del Piano Juncker sono stati mobilitati investimenti per 8,1 miliardi di euro con circa 34mila imprese coinvolte. 

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Sono gli impressionanti numeri che il Piano Juncker ha fatto segnare per l’Italia in questa prima fase per le sole piccole e medie imprese, secondo quanto ha spiegato Pier Luigi Gilibert, amministratore delegato del Fondo europeo per gli investimenti, nel corso di un incontro organizzato da Febaf. La sezione dedicata agli accordi con le Pmi, al momento, è il tassello più positivo del piano di investimenti della Commissione europea. Tanto che Bruxelles ha già deciso di spostare mezzo miliardo di euro dalle risorse dedicate alle infrastrutture a quelle riservate alle piccole aziende.

Il denaro a disposizione

Riepilogando la situazione delle piccole e medie imprese, queste avevano a disposizione 5 miliardi di euro. Al momento risulta completata la disponibilità dei 2,5 miliardi relativi alla Banca europea per gli investimenti, con più di 70 accordi conclusi in dieci Paesi membri. Cinque hanno riguardato l’Italia, per un totale di 150 milioni di euro, con un contributo del Fondo europeo per gli investimenti strategici (Efsi) di 143 milioni e investimenti attesi per 1,7 miliardi.

La ripartizione

Bene è andata anche la quota relativa a InnovFin, con 71 accordi conclusi in venti Paesi membri. Di questi, quindici sono stati conclusi in Italia per un valore di 765 milioni e un contributo Efsi di 153 milioni. Gli investimenti attesi sono pari a 2,6 miliardi di euro. Chiude il cerchio la quota relativa a Cosme, con mezzo miliardo bloccato per 43 accordi in 20 Paesi membri. Dieci di questi sono stati chiusi in Italia, per un totale di 68 milioni di euro. Dall’Efsi sono attesi contributi per altri 68 milioni per un totale di 3,9 miliardi di investimenti attesi.

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Le cifre generali

I numeri generali dicono che è stato coperto il 70% dei 5 miliardi di budget per le piccole e medie imprese, pari a 3,5 miliardi di euro. L’attesa è che questo mobiliti 48,7 miliardi di euro, dando sostegno a più di 147mila imprese in tutta Europa. Al momento solo Cipro e Malta risultano fuori dalla copertura. Saranno inclusi nel corso del 2016.

I dati italiani

Guardando questi numeri dal lato italiano, siamo a trenta accordi per un contributo Efsi di 364 milioni di euro e investimenti mobilitati per 8,1 miliardi di euro. L’attesa è che il sistema del Piano Juncker dia benefici a circa 34mila imprese nel nostro Paese. Questo denaro, in concreto, è servito per sostenere società con difficoltà di accesso al credito bancario, per promuovere strumenti come i mini-bond e per finanziare prestiti con condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato.

Società di leasing, BCC e Casse di risparmio

Concretamente, questi strumenti funzionano tramite accordi con intermediari finanziari. Negli elenchi della Bei ci sono società di leasing (Alba leasing), BCC (BCC di Cambiano, Viterbo, Castagneto), Casse di risparmio, Banche popolari, ma anche soggetti come il Fondo di Garanzia, Cassa depositi e prestiti e Sace o fondi di investimento.

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Piano a due velocità

Insomma, il Piano Juncker in questa prima fase sta dando grandi risultati sul fronte del credito alle Pmi, a fronte di esiti molto più incerti dal lato del sostegno ai lavori pubblici e agli investimenti in infrastrutture. Grazie a questo trend, allora, è stato già deciso il trasferimento di 500 milioni dal plafond dedicato alle infrastrutture a quello riservato alle piccole e medie imprese. 

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