Fondi Ue: Nicola De Michelis, i ritardi pesano sulla reputazione dell'Italia

 

Nicola De Michelis - © EU/UEIn bilico tra la faticosa gestione dei fondi 2007-2013 e il ritardo già accumulato sulla programmazione 2014-2020, l'Italia rischia molto in Europa, in termini di reputazione. Ne ha parlato in un'intervista a FASI.biz il dott. Nicola De Michelisdirettore per la Crescita inclusiva, lo Sviluppo urbano e territoriale e l'Europa del Nord nella Direzione Generale per la Politica regionale e urbana della Commissione europea. 

Qual è la condizione delle regioni italiane in termini di spesa dei fondi strutturali per il periodo di programmazione 2007-2013?  

La situazione italiana non è omogenea. Ci sono programmi che funzionano bene ed altri in forte sofferenza. Contrariamente a quanto si pensa, tanto al sud quanto al centro-nord, tanto a livello centrale quanto a livello regionale, si possono trovare le due tipologie di programmi. Il programma Puglia, per esempio, dimostra che anche il sud può utilizzare in maniera efficace i fondi europei. Viceversa, il programma Lazio presenta qualche ritardo.
Rimane molto da fare, particolarmente nei programmi nazionali e regionali che investono nel Sud Italia. Sono programmi con grandi dotazioni finanziarie, più complessi, e che – in generale – si appoggiano su amministrazioni tecnicamente più deboli.

Cosa resta da fare, nei prossimi mesi, per accelerare la spesa di almeno una parte dei fondi ancora a disposizione? Che cosa ne sarà delle risorse non utilizzate? Lei prevede il ricorso a provvedimenti o sanzioni da parte dell'Ue?

Come accelerare la spesa? Con un monitoraggio serratissimo dei progetti, la mobilitazione delle competenze tecniche necessarie per accompagnare le autorità di gestione dei programmi, un forte presidio politico che faccia sentire alle autorità che gestiscono i programmi l'attenzione altissima del Paese. Se, nonostante gli sforzi, non tutte le risorse saranno spese, semplicemente queste non saranno messe a disposizione dei programmi, che dovranno quindi o cancellare progetti in corso o spostarli sulla nuova programmazione che sta iniziando. Sebbene non siano previste sanzioni particolari, il costo in termini di reputazione è alto e non va sottostimato.

Alcuni paesi dell’Est Europa hanno chiesto un anno di proroga per spendere i fondi 2007-2013. Già nel Consiglio europeo di oggi e domani, i leader Ue potrebbero decidere qualcosa in merito. Come giudica questa eventualità? Perchè, secondo lei, l'Italia non fa parte dei firmatari, nonostante sia uno dei Paesi che gioverebbe maggiormente di un simile provvedimento?

Personalmente, non credo che sia una buona iniziativa. Sposta nel tempo i problemi. La Commissione non è in favore di un'estensione delle scadenze. Vedremo cosa deciderà il Consiglio Europeo su questa questione. Non so dire perché l'Italia non fa parte dei firmatari di quel documento. Probabilmente, perché in quanto Presidenza deve mantenere una certa neutralità sulle diverse questioni.

Parlando, invece, di programmazione 2014-2020, qual è la situazione italiana in termini di invio di POR e PON? Quanto è pesante il ritardo? 

La situazione è critica. L'Italia è stata tra gli ultimi Paesi ad inviare la strategia nazionale e i diversi programmi regionali e nazionali. I programmi di CalabriaCampania mancano ancora oggi all'appello. Nonostante questi ritardi, la Commissione e il governo stanno lavorando duro per approvare il più presto possibile i programmi più maturi. Ma per molti, il lavoro di negoziato per migliorarne la qualità, per concentrare le risorse su poche e precise priorità, per definire obiettivi chiari e credibili richiederà ancora del tempo. Questo significa che i programmi riceveranno l'accordo della Commissione nel corso del 2015, alcuni forse nella seconda metà dell'anno. In altri termini, la nuova programmazione partirà con quasi due anni di ritardo che saranno due anni in meno per spendere le risorse.

Si aspetta dei provvedimenti da parte dell'Ue nel caso in cui l'Italia non riuscisse a presentare in tempo tutti i programmi operativi? 

I testi che governano i fondi europei non prevedono provvedimenti specifici per i ritardi nella fase di programmazione. Ma di fatto, questi ritardi creeranno difficoltà tra qualche anno. E, di nuovo, ne va della reputazione di un Paese che ha sempre giocato un ruolo importante nella politica di coesione, ma ha negli ultimi anni dimostrato grandi difficoltà a beneficiare pienamente di queste risorse.

Links
Fondi Ue 2007-2013: task force Bruxelles per Regioni Convergenza
Fondi Ue 2014-2020: Delrio, ok a decreti per Agenzia Coesione operativa

Foto: Nicola De Michelis © EU/UE

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