Recovery plan, saper amministrare invece di inventare

 

Palazzo Chigi - Photo credit: Simone RamellaPragmatismo e concretezza sono le doti richieste a chi dovrà amministrare i 209 miliardi di euro che la UE ci metterà a disposizione a partire dal 2021, con obbligo di definire gli impegni di spesa entro il 2023.

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Nel quadro dei lavori sul Recovery Plan, il Governo sta discutendo la governance di questa "amministrazione", per cui ipotizza una "cabina di regia" con sei supermanager e un numero ancora imprecisato di tecnici a supporto. L'obiettivo sarebbe quello di garantire velocità di esecuzione nella spesa, ma in realtà questa idea - nonostante le buone intenzioni - potrebbe frenare i processi di attuazione, e anche l'Unione europea dovrebbe sconsigliarla.

La Pubblica amministrazione e la gestione della spesa pubblica non sono certo materia semplice da regolare. L'introduzione di un soggetto atipico richiede nuove norme, nonché la definizione di un coordinamento con gli enti statali e regionali preposti, o da coinvolgere, nella realizzazione degli interventi.

Senza essere esperti di diritto pubblico o di contabilità di stato, è evidente che in questa delicata fase della nostra economia è necessario far funzionare quanto esiste piuttosto che inventare nuove modalità di governance, da innestare in un quadro già molto complesso.

E' infatti bene ricordare che lo Stato per la spesa pubblica ha i ministeri, le regioni, ma anche agenzie, società in house e altre partecipate per l'attuazione degli interventi. Basti solo ricordare che in materia di fondi europei e realizzazione di investimenti in Italia operano:

  • Cassa Depositi e Prestiti
  • Invitalia, società in house del MISE ma che svolge attività per molti altri ministeri
  • Agenzia di coesione
  • Agenzia Digitale
  • Formez
  • Studiare sviluppo

tanto per citare le più conosciute, cui si aggiungono le società in house di molte regioni.

Insomma, l'urgenza della situazione non consente l'innesto di un nuovo soggetto che aumenti la complessità del sistema.

Peraltro, la Commissione europea è stata molto chiara nell'individuazione delle priorità di spesa per il Recovery Plan, che devono essere allineate alle Raccomandazioni che ogni anno gli Stati membri ricevono da Bruxelles. Per l'Italia quest'anno la Raccomandazione n. 3 prevede che si debba "Migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione, in particolare investendo nelle competenze dei dipendenti pubblici, accelerando la digitalizzazione e aumentando l'efficienza e la qualità dei servizi pubblici locali".

L'efficienza della PA è necessaria non solo per spendere i fondi del pacchetto Next Generation EU, ma per la produttività del Paese, per consentire agli enti di impegnare anche le risorse nazionali in tempi brevi e secondo logiche di massima efficienza ed efficacia, nonché per facilitare il lavoro alle aziende e ai cittadini, perché senza alti tassi di crescita difficilmente si potrà ripagare il nostro ingente debito pubblico.

"Quando non c'è speranza, bisogna inventarsela" (Albert Camus): speriamo di non averla ancora persa e, se proprio dobbiamo inventare, cerchiamo di farlo velocemente su semplificazioni ed efficientamento di quanto già esiste, affinché funzioni.

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