AIAB, perché il ddl agricoltura biologica va sostenuto

 

Agricoltura biologica - Photo credit: Foto di Samuele Schirò da Pixabay Il presidente dell'Associazione italiana agricoltura biologica Giuseppe Romano liquida come strumentali le polemiche sull'agricoltura biodinamica che rischiano di far slittare l'approvazione definitiva del ddl. L'Italia ha bisogno di una legge sul bio per non rimanere indietro rispetto ai competitor europei.

Il mondo dell'agricoltura biologica chiede una PAC più verde

Un tavolo tecnico per l'agricoltura biologica, un piano d'azione per la produzione bio e uno espressamente dedicato alle sementi biologiche, un fondo ad hoc per il biologico e una quota dei finanziamenti nazionali per la ricerca da destinare al settore. E ancora, una delega in materia di controlli, regole per la costituzione dei distretti biologici e un marchio per il bio italiano.

Sono i punti qualificanti del disegno di legge sull'agricoltura biologica approvato il 20 maggio dal Senato e ora a rischio stop alla Camera, per l'infuriare della polemica sull'equiparazione tra agricoltura biologica e agricoltura biodinamica agitata da alcuni esponenti del mondo politico e scientifico che ne vorrebbero l'eliminazione.

Una modifica che imporrebbe un nuovo passaggio a Palazzo Madama e quindi un ulteriore allungamento dell'iter di un testo che ha ricevuto il primo ok nel 2018 e attende il via libera definitivo da tre legislature. Ma soprattutto, secondo il presidente AIAB, un'operazione strumentale a una delegittimizzazione del bio, più che diretta a fermare il biodinamico, in un momento storico in cui sul tavolo di discussione ci sono tante risorse, con un Piano strategico nazionale della PAC (PSN) ancora tutto da scrivere.

La posta in gioco della legge sull'agricoltura biologica

“Rallentare l'approvazione della legge significa che non sei ancora stato pienamente riconosciuto”, spiega Romano. Tra l'altro, già la modifica operata dal Senato, che al comma 2 dell'articolo 1 ha tolto il riferimento ad “attività di interesse nazionale con funzione sociale e ambientale” nella definizione di produzione biologica, sostituendolo con “sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione alimentare”, dà la misura del terreno di gioco.

“Il lavoro sul Piano strategico della nuova Politica agricola comune, su cui tra l'altro siamo in grande ritardo, è appena partito”. La posta in gioco riguarda quindi le risorse della PAC, in un momento in cui dall'Europa - con la strategia Farm to Fork e il Piano d'azione per l'agricoltura biologica - arriva a una chiara spinta a investire nel bio.

Una partita che si gioca su più fronti, tra cui la definizione degli ecoschemi, il nuovo pilastro dell'architettura verde della PAC che prevede pagamenti premiali per le aziende agricole che assumono impegni ambientali ulteriori rispetto alla condizionalità obbligatoria. La conversione e/o il mantenimento del metodo bio dovrebbero rientrare tra le pratiche che danno accesso ai contributi del nuovo greening e le associazioni del settore puntano a ottenere un plafond dedicato.

Il Tavolo tecnico sul bio e il problema della rappresentanza

Alcuni aspetti del disegno di legge per la tutela e lo sviluppo della produzione biologica non convincono la stessa AIAB, che pure con AssoBio e FederBio ha lanciato un appello in difesa della legge. “Ci sono limiti anzitutto nella rappresentanza: nel tavolo tecnico previsto dal ddl ci sono quattro organizzazioni agricole di indirizzo generale e due del biologico”, spiega Romano. Questo significa che, dopo essersi posizionate in termini politici, le rappresentanze storiche del biologico potrebbero risultare marginali rispetto a organizzazioni più strutturate e che non hanno necessariamente il bio come priorità.

Cosa accadrà quando ci saranno da fare scelte che potranno vedere su fronti opposti gli interessi dell'agricoltura convenzionale e di quella biologica? Un banco di prova potrebbero essere - secondo il presidente AIAB - le New breeding techniques (Nbt), le tecniche di evoluzione assistita come cisgenesi e genome editing contrastate in maniera compatta dal fronte bio e che invece in alcuni casi vedono già - o potrebbero vedere - su posizioni diverse le altre organizzazioni agricole.

“Abbiamo una posizione critica, ma resta una legge che va sostenuta”, chiarisce però Romano. In Italia non possiamo competere con paesi come Germania e Romania sulla produzione, non abbiamo quelle superfici, ma dobbiamo continuare a puntare su qualità e distintività. “E se la Commissione UE, con la strategia Farm to Fork, dice che in Europa si deve puntare almeno al 25% di SAU entro il 2030, noi dovremmo spingerci oltre, al 35, al 40%”, aggiunge.

Un piano per le sementi biologiche e regole per i biodistretti

Tra gli aspetti positivi della legge, il presidente AIAB cita invece il Piano sementiero dedicato al bio. Abbiamo bisogno di selezionare e riprodurre varietà nate per l'agricoltura biologica, quindi adatte alla pratica e ai mezzi tecnici ammessi e in grado di dare il meglio con le condizioni previste, altrimenti è come avere una Ferrari cui non puoi dare carburante. Si tratta di un lavoro molto lungo e c'è da sperare che ci sia qualcuno disponibile ad assumersi un impegno che inizia in una legislatura ma darà frutti solo nella successiva, osserva.

Il disegno di legge individua anche le finalità generali dei distretti biologici e stabilisce che un decreto del Ministro delle Politiche agricole, d'intesa con le regioni e le province autonome, disciplini i requisiti e le condizioni per la loro costituzione. Si tratta di uno strumento di gestione dei territori fortemente sostenuto da AIAB, che ne rivendica la paternità, a patto che non lo si usi solo come una forma di progettazione per attirare finanziamenti. “E' fondamentale fissare un'asticella altissima, deve trattarsi di una vera progettazione territoriale e di un reale strumento di gestione che coinvolga tutti gli attori interessati, compresi i consumatori”, con un'azione di valorizzazione delle aree rurali e marginali e impegni precisi per le amministrazioni, dalla somministrazione di cibo bio nelle mense al divieto di utilizzare prodotti chimici nella gestione del verde urbano.

“Oggi sappiamo che i contributi PAC tenderanno a ridursi nel tempo, le aziende devono sviluppare resilienza e autonomia economica e il contesto in cui devono farlo è quello territoriale; se si troveranno in un biodistretto strutturato su target ambiziosi - conclude - reggeranno alle criticità”.

Per approfondire: Agricoltura: Mipaaf a lavoro sul Piano strategico PAC dell'Italia

Consulta il disegno di legge sull'agricoltura biologica

Photo credit: Foto di Samuele Schirò da Pixabay 

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