Confidi: Bankitalia punta sulle Camere di Commercio

 

confidiSono ben 650, ma il loro volume di attività non è elevato. Questa la fotografia dei confidi in Italia, secondo la lettura di Carmelo Barbagallo, direttore Centrale per la Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia, in occasione del rapporto Svimez presentato l'8 luglio 2013 a Roma. L'operatività dei confidi è concentrata nelle mani degli intermediari più grandi, attivi perlopiù nel centro-nord.

Settori

A vigilare quelli di maggiore dimensione (a oggi 62, con attività finanziaria superiore a 75 milioni di euro) è proprio Bankitalia. Oltre l’80% dei confidi vigilati opera nei settori artigiano e industriale (Fedart e Federconfidi). Gli altri provengono dal comparto del commercio (Confeserfidi e Federascomfidi).

Distribuzione territoriale

Più della metà dei confidi maggiori si trova al nord: Lombardia e Veneto fanno la parte del leone. Se guardiamo all'operatività, il 63% delle garanzie rilasciate è concentrato in queste due regioni. Solo il 15% dei confidi vigilati è presente nel mezzogiorno, essenzialmente in Sicilia. Considerando i confidi minori non sottoposti a controllo, la distribuzione territoriale è differente: il 52% opera nelle regioni meridionali e nelle isole.

Efficacia

Al 31 dicembre 2012 i confidi vigilati rilasciavano garanzie per circa 16 miliardi di euro, pari al 73% del complesso delle garanzie offerte dal comparto, pari all’1% dei prestiti totali erogati dal sistema bancario italiano.

La redditività è debole. Al 31 dicembre 2012, il risultato netto complessivo è negativo: 32 confidi su 57 chiudono il bilancio con una perdita complessiva pari di 74,6 mln; i restanti operatori realizzano un utile complessivo pari a 17,7 milioni.

Gli insoddisfacenti risultati economici, certamente influenzati dalla crisi, sono dovuti a:

  • elevata rischiosità,
  • politiche di prezzo non sempre correlate ai rischi,
  • costi operativi alti,
  • produttività insufficiente.

I costi operativi assorbono circa l’80% del margine di intermediazione, in larga parte costituito dal flusso delle commissioni nette.

L'instabilità dei confidi finora è stata fronteggiata grazie ai contributi pubblici, specie fondi regionali, e all’utilizzo della controgaranzia del Fondo Centrale di Garanzia. Benefici derivano anche dal ricorso agli schemi operativi della “riassicurazione” presso confidi di secondo grado, cioè i “fondi monetari”. Tuttavia, queste leve gestionali sono vicine all'esaurimento.

Iniziative

A fronte di questi problemi, la Banca d'Italia ha assunto varie iniziative. In caso di ispezioni dall'esito negativo, sono stati adottati provvedimenti come la richiesta di ricambio degli organi aziendali o il divieto di intraprendere nuove operazioni.

Il tema del rafforzamento patrimoniale dei confidi è strettamente legato al ruolo del sostegno pubblico da parte di regioni, Camere di commercio, Fondo centrale di garanzia per le Pmi. Ma il rafforzamento patrimoniale è reso difficile dalla carenza di risorse disponibili e dalla difficoltà di conciliare l’esigenza di “controllo” sui contributi pubblici da parte dell’ente erogatore con le regole di computo del patrimonio di vigilanza.

Nella sua originaria formulazione, la legge sui confidi del 2003 stabiliva che a questi organismi possono partecipare soltanto piccole e medie imprese - come definite dalla disciplina comunitaria - e liberi professionisti. Il decreto “Salva Italia” ha introdotto una deroga, consentendo l’ingresso nel capitale anche alle grandi imprese non finanziarie e agli enti pubblici e privati, tuttavia questa novità – che indica una buona strada per rafforzare il patrimonio – non ha ancora prodotto effetti rilevanti sull’assetto proprietario dei confidi.

Bankitalia suggerisce che le Camere di commercio – che sono state tra i primi sostenitori dei confidi e che spesso sono rappresentate nel consiglio di amministrazione da un consigliere di minoranza – possano assumere un ruolo qualificante, di partnership, per i confidi presenti nel territorio, avendo maggiore possibilità di controllo sull’utilizzo delle somme investite.

Fondo centrale di garanzia per le Pmi: luci e ombre

In questo scenario si inserisce il “Fondo Centrale di Garanzia per le Pmi”.

Introdotta come misura straordinaria nel contesto della crisi finanziaria, la garanzia del Fondo centrale e la connessa controgaranzia di ultima istanza dello Stato, sono divenute centrali del quadro delle misure di sostegno del credito, soprattutto a seguito dei ripetuti downgrades del debito sovrano italiano.

Entro la fine del 2013 dovrebbe essere completata l’attuazione della riforma del Titolo V del Testo unico bancario, con l’istituzione dell’albo unico per gli intermediari finanziari e dell’Organismo per la tenuta dell’elenco dei confidi minori.

Secondo Palazzo Koch, si afferma difficilmente, però, una visione d’insieme, in grado di armonizzare competenze e attori coinvolti. In conclusione – afferma Bankitalia - il raggiungimento dell’equilibrio economico passa in primo luogo attraverso il corretto bilanciamento tra riduzione dei costi operativi e incremento della produttività aziendale.

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